DI ALTERNANZA SCUOLA LAVORO SI MUORE

Un ragazzo durante uno stage di alternanza scuola-lavoro in un’azienda di Pavia di Udine mercoledi 9 maggio mattina si è semi amputato una mano con una fresa, mentre lavorava alla finitura e all’imballaggio di profili in alluminio.

L’episodio getta una ulteriore pesante ombra sulla cosiddetta alternanza scuola lavoro introdotta dalla legge 107 meglio nota come “buona scuola”.
Molte aziende hanno interpretato l’alternanza scuola lavoro come un modo comodo di avere forza lavoro gratuita.
La norma è stata politicamente pensata fin dall’inizio come funzionale a dare una riserva di lavoro gratuito per le imprese vendendola come “formazione pratica”, ma di fatto si tratta di addestramento, non tanto al lavoro, ma alla precarietà e ai lavori dequalificanti.
Ma cosa prevede la legge 107/2015 : «Il progetto di Alternanza scuola-lavoro è una esperienza formativa che unisce sapere e saper fare, che orienta le aspirazioni dei giovani e apre la didattica al mondo esterno».
Ma nel dettaglio la legge 107/2015 – nei commi che vanno dal 33 al 43 dell’articolo 1 – ha reso obbligatoria l’alternanza per il triennio delle scuole superiori, pena la non ammissione all’esame di stato (200 ore per i licei, 400 ore per gli istituti tecnici e profesionali).
Il risultato dopo due anni di applicazione della norma è che è successo di tutto: sfruttamento, abusi sessuali e gravi incidenti, spesso in assenza dei tutor aziendali stabiliti per legge.
I casi negativi sono molteplici e le ricerche fatte dalle organizzazioni degli studenti evidenziano che imprenditori senza scrupoli vedono gli studenti in alternanza come un bacino inesauribile di manodopera a costo zero. Schiavi del terzo millennio.

Cosa ci sia di educativo nell’obbligare alla schiavitù decine di migliaia di studenti ogni anno è una domanda pressante da fare ai parrucconi del MIUR prima che succedda un altro incidente in alternanza scuola-lavoro.